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LA RIPARTENZA EDUCATIVA DOPO IL COVID19

Mag 13

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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6. INDICAZIONI PER RIPARTIRE IN GIARDINO
a conclusione del post precedente

…. Dunque come conciliare il beneficio di uscire di casa, vedere altri bambini e giocare con loro con il rischio di approfondire ulteriormente le ferite dello stress?

È la relazione, il modo di porsi dell’educatore a fare la differenza. Come sempre in ambito educativo. Ecco alcune indicazioni, anche per riflettere sulla nostre capacità adulta di guida:

  • mitigare la propria ansia evitando comportamenti allarmanti. Farsi percepire come un sostegno alla ripresa della vita fuori, e non un controllore (la cui stessa esistenza genera ansia)
  • dare molto spazio ad attività motorie, anche stancanti, a compensazione delle deprivazioni da lockdown
  • stimolare un reale clima giocoso e gioioso
  • presentare sotto forma di gioco le norme igieniche
  • mettere in conto trasgressioni (i bambini si toccheranno) e intervenirvi con delicatezza estrema.

E soprattutto:

  • non porsi il compito di NON FARE AVVICINARE, ma quello di FARE AVVICINARE AL MASSIMO i bambini. Facilitandone al massimo l’interazione e sostenendo i più timorosi.

È ovvio che educatori e insegnanti abbiamo bisogno di un sostegno loro stessi per non divenire agnelli sacrificali della ripartenza. Siamo solo all’anteprima.

LA RIPARTENZA EDUCATIVA DOPO IL COVID19

Mag 11

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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LA RIPARTENZA EDUCATIVA DOPO IL COVID19

5. Si riparte?

Rimando la riflessione sul movimento dello scorso post, perché una prima ripartenza educativa è prevista già in questi giorni.

Si fa un gran parlare di norme igienico sanitarie, distanziamento, mascherine (esentate ai bambini sotto i 6 anni), piccoli gruppi e educazione dei bambini a tali condotte.

Ma oltre a lavarsi le mani e imparare a rispettare le distanze, i bambini nei giardini o nei micronidi interagiranno tra loro. Finalmente! Solo che il lockdown oltre che deprivare (di giochi all’aria aperta, incontri con coetanei e altri adulti, movimenti ampi e chiassosi) ha paradossalmente “protetto” i bambini dall’esperienza frustrante e allarmante dell’ansia da contatto e vicinanza. Non ve ne era occasione.

La ripartenza prevista rischia invece, se non consapevolmente gestita, di far loro vivere quanto sinora risparmiato. Non è difficile immaginare l’allerta costante degli adulti educatori, gli interventi frequenti di distanziamento comunicanti ansia.

Come bilanciare il beneficio di uscire di casa, vedere altri bambini e giocare con loro (e l’esigenza dei genitori di avere un po’ di tempo da dedicare ad altro) con il rischio di approfondire ulteriormente le ferite dello stress?

Nel prossimo post n.7 avanzerò dei suggerimenti.

LA RIPARTENZA EDUCATIVA DOPO IL COVID19 4. RIAPRIRE I MOVIMENTI

Mag 06

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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4. RIAPRIRE I MOVIMENTI

La riduzione dei movimenti durante il lockdown è stata per l’età evolutiva deprivazione funesta  e pericolosa, a cui porre rimedio nelle ripartenze della Fase 2.

L’essere umano è un organismo motorio sin dalla vita in utero. Dal movimento ha acquisito coscienza e conoscenza dei mondi, interni ed esterni, e delle loro. interazioni. Per noi adulti è possibile decontestualizzarlo e fare giusto un po’ di ginnastica, ma è solo apparenza. Possiamo farlo solo sulla base di “memorie corporee” apprese nei primi anni di vita in cui sono depositati, psicobiologicamente, sensi emotivi e relazionali delle azioni motorie. Sopra di esse, ma sempre in connessione profonda,  lo sviluppo delle funzioni cerebrali superiori ha permesso di “astrarre” movimenti decontestualizzati.

Nei bambini questo è impossibile. Le memorie corporee sono in formazione.

Un sorriso a “distanza sociale” a un bambino di 3 anni, una parola o gesto di affetto giungono a destinazione solo se richiamano l’esperienza vissuta del contatto,  il calore dell’abbraccio registrati in schemi psiconeurologici complessi.

Si discute di strategie per limitare i movimenti recintandoli in sicurezza; ma quali strategie per riaprili?  quali movimenti? perché? con quale propedeuticità?

La canzone del maggio

Mag 01

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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La canzone del maggio

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La canzone del Maggio

Per genitori e congiunti vari 

“Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti…”, recita nel 1973 Fabrizio De Andrè ne “La canzone del Maggio”, all’interno dell’album “La storia di un impiegato”. Allora duro atto di accusa alla Borghesia. È stata spunto di due brevi paragrafi del libro scritto da me e Carlo Mazzucchelli lo scorso anno “Tecnologie e sviluppo del benessere psicobiologico”, Delos Digital. Mirato all’utilizzo consapevole delle tecnologie nell’infanzia, mi permetto di pubblicarne un paio di pagine oggi 1 Maggio.

È un primo Maggio in tempo di Covid-19, ma sempre un primo Maggio, con la sua esortazione a non abdicare, e ad assumere la responsabilità, come orizzonte di forza e potere. Per noi, tutti congiunti. 

Anche se noi ci crediamo assolti …

Una parafrasi meno accusatoria per una assunzione di responsabilità.

Guardando ai propri figli e alle loro azioni, ancora oggi si dice troppo spesso “è il carattere!”. Che poi sarebbe come dire che noi genitori non c’entriamo nulla con come è diventato (sta diventando) nostro figlio. Sintomo di una resa a un destino pre-determinato (magari geneticamente), di fronte al quale ci si trova senza potere né colpe, ma in balia degli eventi e del fato crudele. Un comodo ma depressivo alibi deresponsabilizzante. Un alibi che, dati scientifici alla mano, non sta in piedi e che dovrebbe essere oggetto di riflessione critica continua, alla ricerca di come fare a eliminarlo.

Le scoperte dell’epigenetica, affermando che gli stili di vita modificano l’espressione genica e che tali modifiche sono reversibili, hanno mandato in crisi il determinismo genetico e aperto un orizzonte di gestione possibile, quindi di responsabilità e potere che abbiamo solo da assumere. Non possiamo essere assolti (ovvero esentati dai nostri compiti) sinché c’è un orizzonte di cambiamento possibile. Un orizzonte caratterizzato da biforcazioni e possibilità multiple, che dura per noi genitori per tutta l’età evolutiva e che prosegue anche successivamente. Poiché non abbiamo adempiuto al compito giungendone al termine, non siamo esentati dall’assumercene il carico. La responsabilità che ne deriva, lungi dall’essere un fardello o un ammissione di colpa, è l’orizzonte di azione che abbiamo a portata di mano e che, se assunta in modo consapevole, diviene potere. Espressione di potenza soggettiva capace di dare forma alle possibilità esistenti attualizzandole.

Come genitori abbiamo dalla nostra esperienza, forza e motivazione alle quali possiamo aggiungere consapevolezza scientifica. Le conoscenze scientifiche non sono solo degli scienziati ma di tutti. Devono poter essere utilizzate nella vita quotidiana per non perdere gran parte della loro potenzialità. Sta alla scienza aprirsi alla società ma anche a tutti noi andare consapevolmente ad attingerci alle conoscenze scientifiche, alla ricerca di antidoti adeguati alle incertezze dilaganti dell’era post-moderna nella quale la verità (anche scientifica) è stata ampiamente relativizzata, e non solo dalle fake news o dalle false verità (anche scientifiche).

In particolare nelle scienze umane biologiche è in corso una vera e propria rivoluzione che sta modificando il paradigma di fondo, prima basato su modelli riduzionisti e che oggi apre invece a una visione dell’umano nella sua interezza e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente e la cultura.

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Possiamo cogliere l’essenziale continuità tra il mondo del micro (quello del biologico molecolare) e il macro della cultura, società, ambiente (che nella vita quotidiana vuol dire essenzialmente emozioni e relazioni). Possiamo capire che non sono né il macro né il micro a produrre i funzionamenti, adattivi o disfunzionali, del Sé: le evidenze scientifiche ci dicono che non ci sono organi, luoghi corporei o processi deputati a fare una cosa in esclusiva ma solo processi implicati in. È il network, la Rete, il sistema integrato e reticolare, l’essenza dell’Homo sapiens. In un sistema circolare ogni punto è una porta di accesso. Possiamo accedervi con un contributo consapevole alla salute o adagiarci su automatismi.

Nel primo caso, anche se parte del mondo procede diversamente, in questo processo siamo padroni di casa. Teniamo in pugno le chiavi senza abdicare. Facciamo subito qualcosa

… Siamo lo stesso coinvolti

I giochi non sono finiti, il Sé è flessibile non solo nelle età dei nostri figli ma anche nella nostra. Continuerà a esserlo anche in quelle successive. Il nostro cervello, si è modificato continuamente nel corso della nostra vita e continuerà a modificarsi, formando nuove cellule e creando nuove connessioni, in barba a uno dei tanti dogmi che hanno incernierato la comprensione del Sistema Nervoso umano sino quasi alla fine del ‘900: la non rigenerabilità dei neuroni.

Si riteneva che le cellule cerebrali costituissero una sorta di bonus, consegnatoci alla nascita, e destinato al solo consumo. Al massimo potevamo gestire il patrimonio in modo oculato o dissennato. Oggi sappiamo invece che continuamente si formano nuove cellule, in un processo appunto definito Neurogenesi. Per quanto il ritmo di produzione non sia comparabile con quello elevatissimo della primissima infanzia, la scoperta (oltre ad aprire nuove possibilità di cura) testimonia che vi è sempre la possibilità per accogliere, gestire e fissare nuove informazioni e nuovi apprendimenti.

I giochi proseguono con la vita. Con essi il coinvolgimento.

Come genitori non abdichiamo quindi! Sentiamoci coinvolti, gettando via il senso di colpa assieme al “tanto ormai, non ci possiamo fare più nulla!”.

2° – La ripartenza educativa dopo il covid19

Apr 30

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Formazione, Incontri dibattito genitori educatori, Paura

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2° – La ripartenza educativa dopo il covid19

L’anno didattico 2020/21 si prefigura difficile, non solo per gli aspetti organizzativi e tempistici legati al superamento dell’emergenza da Covid 19, ma anche (soprattutto) per gli effetti che l’isolamento prolungato ha determinato nei bambini, in particolare nella fascia 0/6 che rischieranno, se non affrontati consapevolmente, di perpetuarsi negativamente per l’intero anno scolastico; oltre che sulla salute e il benessere dei bambini, a medio e lungo termine.

Occorre essere consapevoli che la ripartenza non avrà quest’anno caratteristiche ordinarie, ma post-traumatiche. Sia per il bambino e la sua famiglia, che per gli educatori.

È patrimonio comune la considerazione del bambino come persona competente, intreccio psicobiologico di processi cognitivi, emozionali, sensomotori. Con il crescere delle conoscenze scientifiche le funzioni di Nido e Scuola dell’infanzia si sono progressivamente approfondite a luogo di accompagnamento in esperienze relazionali fondanti la salute e il benessere successivo.

L’emergenza coronavirus rilancia questa mission.

Costruire la programmazione della ripartenza educativa sulla realtà vissuta del trauma diviene imprescindibile e rimanda necessariamente a una collaborazione interdisciplinare.

La ripartenza educativa dopo il covid19

Apr 28

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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  1. Si riparte dal trauma

Al netto delle precauzioni sanitarie, delle norme logistiche transitorie e fatti i debiti scongiuri le attività didattiche ed educative, quelle non più a distanza, stanno per ripartire. 

Ma l’anno educativo sarà in discontinuità col precedente: tra marzo scorso e la ripartenza prossima c’è un evento catastrofico.

La quarantena non è stata un limbo indolore, ma una esperienza traumatica i cui effetti a breve e lungo termine sono tutti da valutare, sui piani affettivi e relazionali. Dobbiamo considerarli perché non torneremo alle routine precedenti. 

I soggetti della ripartenza siamo tutti noi che il trauma abbiamo vissuto, familiari, educatori, bambini, esperti dell’età evolutiva (come il sottoscritto psicologo e molti dei frequentatori di questa piazza virtuale), ma la posta in gioco non è la stessa per tutti. Nella fascia tra 0 e 6 anni (Nido e Scuola dell’infanzia) si creano le basi psicobiologiche per la salute e il benessere futuro, e superare un trauma non è uno scherzo.

Abbiamo detto e ridetto che il virus non si affronta da soli. Così anche le sue conseguenze.

La ripartenza deve essere frutto di un confronto congiunto tra tutti i soggetti; per ripartire col piede giusto.

Recinti aperti 10: Scatolino aperto-scatolino chiuso

Apr 18

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Asili nido, Formazione, Incontri dibattito genitori educatori, Laboratorio esperienziale

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Un gioco conclude questo ciclo di post.

L’adulto è seduto comodamente. Gambe e braccia allargate costituiscono lo spazio del recinto, qui “scatolino”. Dentro il bambino (anche 2 o 3) in piedi cercherà di uscirne. Ma le porte (braccia e gambe) sono mobili e dispettose. Appena il bambino accenna a fuggire si chiudono repentinamente cingendolo in un abbraccio stretto. Reiteratamente.

Il ritornello accompagna la scansione dei momenti in tempo reale, lento o accelerato in funzione della rapidità delle azioni: “Scatolino aperto.., scatolino …chiuso!”.  La chiusura repentina, acchiappa il bambino al volo che cerca di fuggire dal varco.

Si possono aggiungere a piacere varianti, piccoli dispetti. Come lo “scatolino col pizzicorino”,

Non è una prigione di sicurezza. Se il bambino riesce a scappare state certi che tornerà dentro per reiterare. L’essere acchiappato, sentire una forza maggiore piena contenente e un tempo dedicato a sé è il piacere massimo.

Dovrebbero essere così anche a scuola, che prima o poi riaprirà.

Un recinto è bello perché protegge in uno spazio dedicato.

Un recinto è bello perché permette di uscirne e rimane lì a disposizione per quando ne tornerà il bisogno.

Ovviamente il recinto non è sovranista. 

Recinti aperti 9: Pancia e testa

Apr 16

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Formazione, Psicoterapia funzionale, Seminari e convegni

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Si dice che il pensiero sovranista, semplice e primitivo, parli alla pancia, alle emozioni viscerali. Ritengo che non sia vero. Per rispetto della pancia.

Per contro il pensiero raziocinante, profondo e lungimirante parlerebbe alla testa. Neanche questo è vero.

Se così fosse, le emozioni, condimento essenziale del Sé nell’homo sapiens, sarebbero collocate in una posizione bassa gerarchicamente, evolutivamente primitiva.

È anche questo un modo sovranista di intendere l’evoluzione umana.

Le emozioni sono peggiori dei pensieri logici? Più pericolose? Lo sterminio nazista non è forse stato frutto di una pianificazione logica e razionale?

Il Sé è un sistema integrato psicobiologico, una torta complessa alla quale partecipano componenti diversi ma dalla quale scaturisce un gusto unitario. Solo se la torta non è ben amalgamata e i suoi componenti non comunicano adeguatamente tra loro fa schifo.

Il pensiero sovranista è solo semplicemente sconnesso.

Emozioni e pensieri sono funzionalmente integrati. Dalla vita perinatale l’integrazione è prerequisito della salute e garantisce la comunicazione complessa tra organi e funzioni.

La sconnessione è prerequisito di patologia, individuale e sociale.

Né la pancia né la testa possono affrontare una pandemia, solo subirla.

Recinti aperti 8: Fragilità

Apr 13

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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Recinti aperti 8: Fragilità

La domanda era tendenziosa (in Recinti aperti 7).

“Lo smarrimento per un futuro di incerta fragilità” è la risposta per me auspicabile.

Nessuna certezza di un luminoso futuro luminoso di conquista e sviluppo per se stessi e per la patria, che sempre funesta ha suonato nella storia.

La Fragilità è una condizione umana costituente.

Lo è nel bambino che non la percepisce spiacevole e non scollegata, o in contrasto, con la percezione della forza. Posso essere forte e fragile al contempo. Così come posso essere coraggioso solo se conosco e provo la paura. False antitesi che diventano antitesi solo nel pensiero sovranista povero e in mala fede.

Fragilità è cosa diversa da debolezza. Contrario di “onnipotenza e invulnerabilità“, che appartengono non a caso all’ambito del delirio. Si colloca nel Limite e da esso nasce: la specie non è onnipotente e invulnerabile; solo nel delirio funesto.

Riconoscere il limite e accettare la fragilità sono invece spazio vero di potere e forza.

Ci dice che non siamo autosufficienti e che dobbiamo unirci agli altri per affrontare i pericoli, come per muoverci verso conquiste. Oggi è la pandemia a disvelarci questa essenzialità. Riuscirà anche ad alimentare, in un riscatto etico, la forza della solidarietà?

Recinti aperti 7: oltre lo specchio

Apr 08

by Istituto di Psicologia Funzionale Firenze

In: Psicoterapia funzionale

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Recinti aperti 7: oltre lo specchio

Quindi nessuna spiegazione semplice per le cose.

Abitudine mentale rassicurante da abbandonare.

Frutto di un riduttivismo imperante per gran parte del ‘900 nelle scienze biologiche e sociali, in politica, in economia e ancora duro a morire, Base di ciechi sovranismi e di comportamenti individuali di irresponsabile onnipotenza.

Falsamente rassicurante perché ci impedisce di cogliere il reale ambito di potere di cui disponiamo, che si colloca nelle dimensioni della responsabilità personale, oltre che collettiva.

Complessità è interdipendenza.

Per affrontare epidemie nella complessità dobbiamo smettere di considerarci padroni e possessori della natura (Mauro Ceruti, Evoluzione senza fondamenti, Melteni). Ma anche possessori di relazioni, di figli, di compagni/e.

Quale è quindi il contenitore di riferimento? Come facciamo a sapere se una azione è giusta o sbagliata?

Complessità non è relativismo assoluto. Ci costringe ad allargare la visuale, a non guardare solo noi stessi in un mondo riflesso alle spalle della nostra immagine allo specchio. Ogni nostra azione ha ripercussioni oltre.

Domanda

Cosa guida ciò che faremo nella Fase2? 

O L’attesa fremente di un ritorno allo stato precedente

O Lo smarrimento per un futuro di incerta fragilità

Mettere la crocellina

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