Imprevedibilità e incontrollabilità sono 2 elementi discriminenti tra uno stress funzionale a fonteggiare una situazione difficile ed un distress.
Impossibilità (o incapacità) di prevedere l’evoluzione di ciò che sta accadendo e le conseguenze delle azioni messe in atto. Il Domani è immerso in una nebbia indecifrabile e minacciosa.
Impossibilità (o incapacità) di controllare ciò che sta accadendo e di definire azioni adeguate a fronteggiarlo. Non siamo piloti delle nostra vita, ma in balia.
Ma sono anche elementi soggettivi.
Ambedue in funzione della valutazione di ognuno, a sua volta collegata alla percezione dei fatti determinata a livello psicobiologico dalla storia personale di ognuno: Scritta in funzionamenti psiconeuroendocrinoimmunologici.
Prevedere e controllare una pandemia appare troppo. Esula dalle capacità personali e ci pone di fronte all’incertezza come condizione inevitabile. Un guaio per un’epoca che vuol pensare che esistano soluzioni semplici a fenomeni complessi e in cui proliferano oracoli miopi e sovranismi riduttivi.
Ma se alziamo lo sguardo scopriamo di non essere soli. Oltre il metro di distanza dobbiamo vedere l’unica e formidabile forza, risorsa e strumento che abbiamo. La solidarietà dei fragili.
Recinti aperti 5: la depressione
Dopo la paura, i canti reattivi e le bandiere, si affaccia la depressione. Inevitabile. L’ho sempre pensata come conseguenza a movimenti ed emozioni (che è la stessa cosa come ci dice l’etimologia del termine, ex-moveo, muovere fuori) inespressi. Quando c’è una spinta verso, ma non scaturisce un movimento, la pressione resta dentro e lì fermenta girando a vuoto.
Si scopre una inusitata parentela con gli squali. Dobbiamo muoverci per far funzionare il nostro metabolismo. Troppo lungo il tempo per nascondere sotto le lenzuola le autentiche pressioni, dobbiamo guardarle in faccia.
Ma dobbiamo trovare movimenti che abbiano un senso, ché i falsi riempitivi che costellavano le giornate prima servivano solo a tessere un tappeto più capiente per seppellire polveri crescenti (e questa è una occasione).
Ciò che unisce sperequazione, tempo di Oggi e di Domani, l’attimo sospeso, l’Abbandonarsi a, è Apertura.
Verso l’esterno: alla solidarietà e la suo rischio; che è riconoscimento che gli altri sono parte immanente di noi.
Verso l’interno: ascolto senza tappeti dell’integrazione complessa di sensazioni, emozioni e pensieri.
Circolarità e non piramide con al vertice un uomo solo (solamente e in solitudine).
Anche si chiami Orban o col nostro nome.
La progettualità non è nella testa, ma nell’integrazione con processi motori che intercettano bisogni emozioni e desideri. Sin dai primi momenti della vita.
Propongo Oggi una esperienza che chiamiamo Dondolo nel lenzuolo. Per coppie genitoriali o chi ne attua la funzione: zii, nonni, fratelli e sorelle maggiori …
Sono necessari comunque un figlio, tra 3 e 50 kilogrammi di peso (limite massimo modificabile), e un telo sufficientemente ampio e resistente.
Le coppie poggiano il proprio figlio sul telo tenuto da loro alle 2 estremità. Tirandole il telo diviene una sorta di amaca che, fatta dolcemente dondolare, lo culla piacevolmente, favorendone l’abbandono e il rilassamento. Ogni tanto il movimento diviene un po’ più veloce a stimolare un moto più eccitante, un sentirsi mosso divertente, a cui segue un nuovo abbandono.
Vivere e far vivere Oggi l’esperienza risponde a un bisogno di base di Abbandonarsi a, che richiede l’attivazione del funzionamento psicobiologico specifico, appreso nei primi vissuti infantili, che supporta nelle relazioni di prossimità la collaborazione e la fiducia.
Domani potremmo anche noi adulti rimetterla in atto, con l’ausilio dei nostri amici e colleghi, e sperimentare la filiera temporale di un percorso.
Recinti aperti 3: il tempo dell’adolescenza
Nell’attimo sospeso i movimenti languono. Langue anche il desiderio, linfa da cui germogliamo i progetti. Nella vita cristallizzata siamo costretti a fare silenzio, quasi a non far scorgere la nostra presenza al Coronavirus; per non farci ghermire.
Il tempo è inceppato. Ciò che faremo Domani e prepariamo Oggi è difficile da immaginare. Congelata la creatività, il Domani appare sospeso e indefinibile o al più speranza di restaurazione di un passato. Occhio, c’è un errore!
Sono gli adolescenti a patirne di più. Non hanno un passato da restaurare, ma un futuro da vivere adesso, e costruirlo vivendolo. Possono star fermi solo poco. Non nevica a lungo di marzo.
La primavera tornerà per tutti e reclamerà i suoi progetti negli inverni preparati (anche in quelli straordinari).
Tutti i Domani sono nell’adolescenza dell’Oggi. Nei ragazzi non moriranno sotto la neve di Marzo, (la loro linfa è forte e indomita nonostante tutto) il raffreddore non li ucciderà.
Ma i nostri progetti? Il lavoro, le relazioni, le poesie … ?
Non possiamo pensarle come un ritorno alla norma precedente. Domani non troveremo Ieri e non dobbiamo assolutamente trovarlo.
È una occasione: trovare sotto la neve nuove idee, rinnovare Domani.
Ogni Oggi è il giorno dopo Domani.
Recinti aperti 2: il Contatto quando non c’è
Non è solo una legge di mercato. Quando una cosa diventa rara aumenta il suo valore. In questo caso percepito. Ci mancano gli sguardi, il colore degli occhi, i gesti rassicuranti e quelli futili, un abbraccio, un solletico, uno sfioramento occasionale.
Il Contatto non è una droga ma un bisogno di fondo essenziale e gratuito. Sin dalla vita perinatale; quando ne traevamo conforto, rassicurazione, senso del limite e di appartenenza. E da lì rimaneva come regolazione psicobiologia a supporto della nostra vita di relazione adulta, necessaria per godere della prossimità, per sentirsi parte di un gruppo, per collaborare e condividere.
Senza il rumore di fondo del fare forsennato emerge nella sua assenza come bisogno ineludibile. Dobbiamo ascoltarlo.
La vicinanza è alla base della salute e del benessere, personale e sociale, unico antidoto a distanza e sperequazione. Si apprende dalla nascita e si coltiva per sempre. Nei gesti, nelle emozioni, nei battiti del cuore e nei processi endocrini sottili. Sta dentro di noi e porta verso l’altro.
Finirà l’inverno e tornerà il tempo possibile del contatto, ma necessiterà ancora del silenzio e della sosta, per non essere riseppellito dalla cacofonia.
Approfittiamo adesso, nell’attimo sospeso.
Recinti aperti 1: crisi di astinenza
Distanziamento sociale: obbligatorio comportamento virtuoso di elevato valore sociale e personale in tempi di coronavirus. Giusto, eppure suona male, come una nota dissonante.
Dovremmo esservi abituati: il modello socioeconomico immanente è basato sul distanziamento sociale; si chiama anche sperequazione: mancanza di uniformità ed equità nella ripartizione delle risorse, ed è il reale motore di tutti i sommovimenti tettonici sociali.
Chiusi in casa molti di noi si sentono in gabbia, riscoprono il bisogno incoercibile di footing e rimpiangono di non avere un cane.
Contemporaneamente, se non viviamo soli, siamo invece costretti ad un maggior contatto con chi abbiamo vicino. I rapporti di convivenza vengono messi a dura prova.
La dissonanza è nel sentore di qualcosa di essenziale e necessario, difficile da ascoltare e mettere a fuoco perché desueto, ma che siamo costretti a percepire non potendolo più nascondere nei rumori di fondo del consueto fare.
Non è la vicinanza che ci manca. È la parvenza della vicinanza che viene meno, la sua illusione, che non possiamo più camuffare nel falso movimento quotidiano e forsennato (vecchio film di Wenders, 1970).
Manca la droga e siamo in crisi di astinenza.
Può essere un movimento virtuoso di disintossicazione?
Il movimento plasma lo sviluppo del Sé
È nota la relazione tra motricità e funzioni cognitive; come l’acquisizione delle categorie spazio-temporali e causali (incluse quelle delle strutture linguistiche), la conoscenza dello schema corporeo; evidenti i rapporti con l’apprendimento.
Meno noto è il legame con la relazionalità, che le conoscenze neuroscientifiche più recenti, oggi rilanciano con forza. Capacità umane essenziali, come contatto ed empatia, comprensione del punto di vista altrui, fiducia e collaborazione, tolleranza alle frustrazioni, assertività, sono tutte basate su network psico-neuro-endocrino-immunologici complessi, tarati nel corso dell’infanzia e divenuti dotazione stabile nella vita adulta. Tutti vedono il movimento come componente essenziale.
Come nella dieta mediterranea nessuno degli elementi è più importante; lo è invece l’equilibrio, la proporzione tra gli alimenti, la loro integrazione in ricette variabili.
Ciò ha ricadute importanti nella scuola dell’infanzia, perché nei primi anni di vita l’assetto psicobiologico è ancora molto plastico ed è possibile, e ancora semplice, intervenire su eventuali squilibri.
Valutiamo i movimenti della nostra vita
Consideriamo 4 gamme di movimenti fondamentali. Ognuna composta da 2 polarità, quindi 8 tipologie. Ognuna sottende funzionamenti psiconiologici diversi che corrispondono ad esigenze umane differenti, ma tutte indispensabili. Ognuna è frutto delle esperienze che i bambini hanno vissuto nel corso dell’infanzia.
Se siamo educatori, insegnanti o genitori facciamo un piccolo test auto valutativo. Leggendo le brevi descrizioni che seguono, e rispondendo a queste domande:
- Quanto il menù esperienziale che proponiamo ai bambini è completo ed equilibrato?
- Quanto lo è in noi stessi, nella nostra quotidianità sociale adulta? Le 8 tipologie sono miscelate in una dieta equilibrata? Oppure qualcuna è carente o eccessiva?
Rispondiamo onestamente, per ogni polarità, e scegliamo tra le risposte:
molto – abbastanza – poco. Non è un vero test, ma una occasione di riflessione; traiamo quindi ognuno le proprie somme, ricordandoci che anche noi mangiamo ciò che cuciniamo.
- Movimenti Veloci-lenti
- I Movimenti Veloci supportano la rapidità di esecuzione. Sono le corse, gli scatti, i giochi che mettono alla prova i riflessi, quelli che portano a fare movimenti pazzi, disarticolati e buffi. Utilizzano sia la visione periferica sia quella puntiforme. Supportano il sentirsi in grado di effettuare rapidamente un compito, giocoso o necessario, anche imprevisto e di poter passare velocemente ad un altro contesto. Implicano processi cognitivi rapidi, capacità di scelte e decisioni spesso pre-riflessive e l’attivazione di processi endocrini adeguati.
molto abbastanza poco - I Movimenti Lenti sono quelli della calma, necessari per assaporare le esperienze nel tempo necessario: quando il bambino si sistema in braccio all’adulto rilassandosi, si prepara al sonno, o compie giochi poco dinamici, come pettinare e cullare un pupazzo. Supportano modalità non concentrate di attenzione. La visione è meno focalizzata, l’attivazione neurovegetativa è di tipo prevalentemente vagale, il pensiero è meno concentrato e procede più per immagini.
molto – abbastanza poco
- Morbidi – duri
- I Movimenti morbidi sono quelli della delicatezza, anch’essi nella calma. Nella relazione sostengono la possibilità di interazioni tenere, legate al contatto nella sua valenza nutriente e rassicurante. Sia per ricevere che per intervenire attivamente nelle relazioni di vicinanza con noi stessi, con l’ambiente e con l’altro. Una carezza è un movimento morbido. I processi di vigilanza e controllo sono allentati, il tono muscolare più lieve, i vissuti emozionali di tranquillità. Morbidi sono anche i movimenti nell’abbandono e nella fiducia.
molto abbastanza poco
- Il Movimenti duri sono invece più contrappositivi, sostengono la convinzione del poter dire di no, arginando e contrastando altre forze, senza farsene travolgere. Supportano l’assertività, il far valere una propria posizione su altre. Qui gli stereotipi di genere ancora colpiscono: spesso nei maschi la gamma è spostata sui movimenti duri, viceversa per le femmine.
molto abbastanza poco
- Leggeri-pesanti
- I Movimenti leggeri permettono di inserirsi “sottovoce” nei contesti ambientali e relazionali, facendosene permeare e assaporarli senza doverli modificare. Il movimento leggero è spensierato; nella relazione è prerequisito al farsi portare dall’altro, abbandonandosi alla guida altrui. Possono essere sia ampi che piccoli, ma non rigidi.
molto abbastanza poco
- I Movimenti pesanti all’altra polarità della gamma supportano la possibilità e volontà di lasciare una traccia nell’ambiente, di interagirvi modificandolo. Sono movimenti di visibilità e assertività, costitutivi del nucleo della propria forza, non tanto nella valenza contrappositiva quanto nella consistenza percepita che i venti della vita non faranno volare via come una foglia. Non è solo immagine di sé, ma sensazione concreta e reale, agita, visibile nella postura, nella voce, nel tono muscolare, nel pensiero, nell’emozione.
molto abbastanza poco
- Ampi-piccoli
- I Movimenti Ampi permettono una interazione con lo spazio allargato, la possibilità di occuparlo maggiormente e prendervi possesso. Sono i movimenti “dell’andare oltre”. Il bambino li utilizza nei gesti grandi, nei salti, nelle corse e in molti giochi. Includono l’uso forte della voce, le grida e gli schiamazzi. Utilizzano maggiormente la visione periferica e del contesto, la possibilità di guardare lontano e in una visione d’insieme. Supportano senza soluzione di continuità la fiducia nella propria visibilità, l’assertività, il poter prendere possesso, senza ansia, anche di uno spazio relazionale nel quale produrre un effetto, lasciandovi un segno anche a distanza.
molto abbastanza – poco
- I Movimenti piccoli sostengono la capacità di focalizzarsi in modo concentrato, sui particolari. Utilizzano la manualità sottile e i movimenti oculari rapidi e focalizzati, mentre il contorno visivo, la visione periferica rimane in secondo piano. Sono utilizzati per i disegni piccoli e minuti, nei puzzle, nei giochi con le dita, nelle costruzioni, nei percorsi a slalom. I movimenti piccoli supporteranno la lettura e la scrittura e molteplici attività che richiederanno in tutta la vita attenzione e precisione. (molto – abbastanza – poco)
molto abbastanza poco
Nella Scuola dell’Infanzia l’osservazione sistematica permette di individuare le specifiche caratteristiche del bambino, i suoi punti di forza e di debolezza nonché eventuali segnali di disagio. Facendo base sulla grande duttilità e plasticità del Sé tipica di questa fase di vita è così possibile per l’insegnante (ma anche per il genitore) progettare e proporre attività mirate di riequilibrio; aggiustare la dieta riequilibrandola. In un momento storico e sociale in cui il virtuale rischia di deprivare movimenti e relazionalità concreta (con l’uso pervasivo e non guidato consapevolmente dei dispositivi digitali di gioco e comunicazione) è ancor più necessario e urgente.
In distribuzione L’e-book Tecnologie e sviluppo del benessere psicobiologico che ho scritto con Carlo Mazzucchelli, fondatore del progetto editoriale SoloTablet e autore di 18 libri sulla tecnologia. L’e-book è pubblicato nella Technovisions di Delos Digital e disponibile su tutti gli store online
Milano 27 novembre 2018 – Questo libro nasce da un incontro casuale che ha evidenziato tra i suoi due autori una sensibilità condivisa sul ruolo e sugli effetti della tecnologia. Una sensibilità senza venature tecnofobiche o tecnofile, ma caratterizzata dalla convinzione della necessità e dell’urgenza di una riflessione critica, cinica (né conformistica, né omologata) e consapevole sull’evoluzione tecnologica attuale. Una riflessione sulla sua volontà di potenza e velocità di fuga, verso un mondo futuro che potrebbe diventare meno umano, perché mediato e ibridato tecnologicamente. Una riflessione sul ruolo della tecnologia nel far nascere il bisogno di nuovi equilibri e bilanciamenti, utili alla costruzione del Sé di ogni individuo e al suo benessere psicobiologico.
L’occasione dell’incontro è stato un evento, Era Digitale: dalle potenzialità ai danni, organizzato a Firenze il 3 febbraio 2018 in collaborazione con SIPNEI Toscana (vedi finestra sottostante), al quale i due autori partecipavano come oratori. Uno dei numerosi eventi che in questi anni hanno raccontato e raccontano le molteplici rivoluzioni tecnologiche in atto, evidenziandone benefici, vantaggi e opportunità. L’evento aveva come obiettivo di evidenziare anche le problematicità, i potenziali effetti negativi, le conseguenze di una pervasività tecnologica che sta facendo emergere nuovi comportamenti, abitudini e stili di vita, agendo in profondità a livello cognitivo, percettivo, adattativo, e del funzionamento del cervello stesso.
Da quell’incontro sono nate altre iniziative, tra le quali anche questo e-book che oggi segnalo volentieri a tutti coloro che visitano SoloTablet.
Il libro è rivolto ai genitori ma anche a psicologi e psicoterapeuti.
Per saperne di più potete scrivermi.
https://prezi.com/view/TrRnxlbi1OxlXTLcbvdK/
Il 7 Ottobre 2017 si è svolto a Firenze il Convegno “Psicologia Perinatale e Salutogenesi: responsabilità personali e sociali nelle basi della vita”.
A conferma dell’interesse per il tema della prevenzione primaria e della salutogenesi nella vita perinatale il convegno ha visto una grande partecipazione da tutta Italia di psicologi, ostetriche, medici, operatori di varia estrazione, studenti e cittadini, da cui abbiamo avuto e stiamo avendo feedback molto positivi.
Si ringrazia per l’appoggio istituzionali, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, l’Ordine degli Psicologi e l’Università e tutti i relatori per l’alta qualità e convergenza di tutti gli interventi.
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