La canzone del Maggio
Per genitori e congiunti vari
“Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti…”, recita nel 1973 Fabrizio De Andrè ne “La canzone del Maggio”, all’interno dell’album “La storia di un impiegato”. Allora duro atto di accusa alla Borghesia. È stata spunto di due brevi paragrafi del libro scritto da me e Carlo Mazzucchelli lo scorso anno “Tecnologie e sviluppo del benessere psicobiologico”, Delos Digital. Mirato all’utilizzo consapevole delle tecnologie nell’infanzia, mi permetto di pubblicarne un paio di pagine oggi 1 Maggio.
È un primo Maggio in tempo di Covid-19, ma sempre un primo Maggio, con la sua esortazione a non abdicare, e ad assumere la responsabilità, come orizzonte di forza e potere. Per noi, tutti congiunti.
Anche se noi ci crediamo assolti …
Una parafrasi meno accusatoria per una assunzione di responsabilità.
Guardando ai propri figli e alle loro azioni, ancora oggi si dice troppo spesso “è il carattere!”. Che poi sarebbe come dire che noi genitori non c’entriamo nulla con come è diventato (sta diventando) nostro figlio. Sintomo di una resa a un destino pre-determinato (magari geneticamente), di fronte al quale ci si trova senza potere né colpe, ma in balia degli eventi e del fato crudele. Un comodo ma depressivo alibi deresponsabilizzante. Un alibi che, dati scientifici alla mano, non sta in piedi e che dovrebbe essere oggetto di riflessione critica continua, alla ricerca di come fare a eliminarlo.
Le scoperte dell’epigenetica, affermando che gli stili di vita modificano l’espressione genica e che tali modifiche sono reversibili, hanno mandato in crisi il determinismo genetico e aperto un orizzonte di gestione possibile, quindi di responsabilità e potere che abbiamo solo da assumere. Non possiamo essere assolti (ovvero esentati dai nostri compiti) sinché c’è un orizzonte di cambiamento possibile. Un orizzonte caratterizzato da biforcazioni e possibilità multiple, che dura per noi genitori per tutta l’età evolutiva e che prosegue anche successivamente. Poiché non abbiamo adempiuto al compito giungendone al termine, non siamo esentati dall’assumercene il carico. La responsabilità che ne deriva, lungi dall’essere un fardello o un ammissione di colpa, è l’orizzonte di azione che abbiamo a portata di mano e che, se assunta in modo consapevole, diviene potere. Espressione di potenza soggettiva capace di dare forma alle possibilità esistenti attualizzandole.
Come genitori abbiamo dalla nostra esperienza, forza e motivazione alle quali possiamo aggiungere consapevolezza scientifica. Le conoscenze scientifiche non sono solo degli scienziati ma di tutti. Devono poter essere utilizzate nella vita quotidiana per non perdere gran parte della loro potenzialità. Sta alla scienza aprirsi alla società ma anche a tutti noi andare consapevolmente ad attingerci alle conoscenze scientifiche, alla ricerca di antidoti adeguati alle incertezze dilaganti dell’era post-moderna nella quale la verità (anche scientifica) è stata ampiamente relativizzata, e non solo dalle fake news o dalle false verità (anche scientifiche).
In particolare nelle scienze umane biologiche è in corso una vera e propria rivoluzione che sta modificando il paradigma di fondo, prima basato su modelli riduzionisti e che oggi apre invece a una visione dell’umano nella sua interezza e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente e la cultura.
Possiamo cogliere l’essenziale continuità tra il mondo del micro (quello del biologico molecolare) e il macro della cultura, società, ambiente (che nella vita quotidiana vuol dire essenzialmente emozioni e relazioni). Possiamo capire che non sono né il macro né il micro a produrre i funzionamenti, adattivi o disfunzionali, del Sé: le evidenze scientifiche ci dicono che non ci sono organi, luoghi corporei o processi deputati a fare una cosa in esclusiva ma solo processi implicati in. È il network, la Rete, il sistema integrato e reticolare, l’essenza dell’Homo sapiens. In un sistema circolare ogni punto è una porta di accesso. Possiamo accedervi con un contributo consapevole alla salute o adagiarci su automatismi.
Nel primo caso, anche se parte del mondo procede diversamente, in questo processo siamo padroni di casa. Teniamo in pugno le chiavi senza abdicare. Facciamo subito qualcosa
… Siamo lo stesso coinvolti
I giochi non sono finiti, il Sé è flessibile non solo nelle età dei nostri figli ma anche nella nostra. Continuerà a esserlo anche in quelle successive. Il nostro cervello, si è modificato continuamente nel corso della nostra vita e continuerà a modificarsi, formando nuove cellule e creando nuove connessioni, in barba a uno dei tanti dogmi che hanno incernierato la comprensione del Sistema Nervoso umano sino quasi alla fine del ‘900: la non rigenerabilità dei neuroni.
Si riteneva che le cellule cerebrali costituissero una sorta di bonus, consegnatoci alla nascita, e destinato al solo consumo. Al massimo potevamo gestire il patrimonio in modo oculato o dissennato. Oggi sappiamo invece che continuamente si formano nuove cellule, in un processo appunto definito Neurogenesi. Per quanto il ritmo di produzione non sia comparabile con quello elevatissimo della primissima infanzia, la scoperta (oltre ad aprire nuove possibilità di cura) testimonia che vi è sempre la possibilità per accogliere, gestire e fissare nuove informazioni e nuovi apprendimenti.
I giochi proseguono con la vita. Con essi il coinvolgimento.
Come genitori non abdichiamo quindi! Sentiamoci coinvolti, gettando via il senso di colpa assieme al “tanto ormai, non ci possiamo fare più nulla!”.
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